Case Green 2030

una svolta necessaria ma difficile!

Il 14 marzo il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva sulle case green, che stabilisce che tutti gli edifici residenziali esistenti passino in classe energetica E entro il 1 gennaio 2030 e in D entro il 2033.

Ciò significa che il 60% delle case dovrà diventare autosufficiente a livello energetico e non disperdere scarti tossici nell’ambiente. Sono molte le abitazioni che hanno una classificazione di tipo G (la più bassa): c’è però da aggiungere che la classificazione è relativa anche al luogo in cui si trova la casa, perché con un clima diverso corrispondono esigenze diverse.

Come si comporterà il Governo?

L’esecutivo avrà l’arduo compito di indicare quale sarà la linea guida comune da seguire per quel che riguarda il consumo di energia, la sua ottimizzazione e l’implementazione delle fonti rinnovabili.

Mentre per le nuove costruzioni il processo sarà lineare perché si parte da zero, cosa succederà alle case esistenti? Purtroppo l’adeguamento ai nuovi standard arrecherà non pochi problemi, anche di natura economica, perché farà carico sulle tasche di ogni singolo inquilino, volente o nolente.

Perché si spinge sul green?

Il tema energetico, come potrai immaginare dai frequenti discorsi sul cambiamento climatico o sullo stop ai motori a benzina dal 2035, non riguarda solo le case ma ogni aspetto della vita quotidiana. Solo che gli immobili si dice che rappresentino una fetta importante delle emissioni inquinanti, quindi frenarle costituirebbe un buon risultato ecologico complessivo.

Gli interventi che molto probabilmente faranno la differenza per salire di classe riguarderanno i serramenti e le caldaie, ma incideranno anche altri fattori.

Al momento comunque sono esentati dal provvedimento europeo:

  • gli edifici storici (attualmente largamente occupati dagli enti pubblici)
  • le case indipendenti con una metratura che non supera i 50mq (rari da trovare)
  • gli immobili abitati per massimo 4 mesi all’anno (case vacanze forse? quante persone ne hanno?)

Gli scettici potrebbero obiettare che questo forzato rinnovamento rappresenti un altro modo per speculare su nuovi mercati quando, anche se non lontani dalla realtà, bisognerebbe un po’ correggere il tiro perché probabilmente, oltre ad un’economia stagnante, esiste anche una genuina voglia di cambiare aria.

Facciamoci alcune domande

Fatte queste premesse,  ecco alcune osservazioni. Ma perché solo l’Europa sembra essere così sensibile all’argomento quando gli USA e l’Asia consumano ed inquinano allo stesso modo, se non in misura maggiore, del nostro continente?

Un altro punto molto discutibile da non tralasciare è la proposta di unificazione delle classificazioni energetiche europee, ora diverse da paese a paese, in modo da creare delle fasce medie universali che riducono il divario attualmente esistente tra classe A e classe G. Questo comportamento sospetto, annullando, o ”ammorbidendo”, le classificazioni precedentemente stabilite secondo degli standard e delle misurazioni obiettive sull’efficienza energetica, potrebbe essere utile a rimaneggiare i risultati in modo da far tornare i conti e raggiungere più facilmente questi obiettivi green. Di conseguenza, se questi ben studiati criteri vengono ritoccati, non sono più da considerarsi credibili.

Case green 2030: cosa dobbiamo aspettarci?

Va comunque precisato che il testo della direttiva UE lascia spazio ai singoli paesi per derogare fino al 2037 le azioni che riguardano:

  • tutti quelli che non hanno le capacità finanziarie per fare interventi
  • coloro che non sono riusciti a trovare imprese certificate per compiere questo tipo di interventi. Sì, anche se questo punto potrebbe far sorridere, in verità, ripensando alla difficoltà di reperire maestranze durante il bonus 110 e la concreta possibilità che la maggior parte dei soggetti si muoverà soltanto nel momento in cui il termine ultimo sarà pericolosamente vicino, si tratta di una realtà più che verosimile.

Altre due agevolazioni sono relative:

  1. al fatto che ben il 22% degli edifici residenziali potrebbe essere esentato dai lavori;
  2. all’autonomia che l’Europa affida ad ogni Stato nel fornire ai propri cittadini i mezzi per provvedere alla ristrutturazione delle case green. Il problema, come già pensato, è che l’Italia non brilla purtroppo per organizzazione ed è fin troppo facile prevedere quanto scombinata sarà l’applicazione di questa direttiva per noi.

Per rendere effettivamente fattibile questa rivoluzione ecologica bisognerebbe anche mettere in campo degli strumenti per evitare situazioni in cui ci sarà, come è successo col già citato Superbonus 110, chi troverà il modo di approfittare della situazione e chi invece riceverà soltanto un minimo beneficio quando ne avrebbe più necessità.

 

Perché l’Unione Europea tiene tanto alle case green?

Se hai continuato a leggere con la speranza di arrivare alla rivelazione di una sorta di “complotto”, mi dispiace deluderti ma la ragione per cui l’UE spinge molto verso questo cambiamento così impattante risiede nella ricerca di un’indipendenza totale dall’importazione di risorse energetiche dagli altri paesi ad essa esterni.

Nel 2020 si è calcolato che il 58% dell’energia presente in tutti gli Stati membri proveniva da fonti estere (con la Russia in testa): un po’ troppo, non credi? L’Italia purtroppo compare tra l’altro tra le nazioni che maggiormente importano energia dall’estero.

Insomma, anche se sicuramente verranno aggiunte delle migliorie in corso d’opera, il processo che porterà a far diventare tutte le case green entro il 2030 sarà a dir poco impervio.

Se ti è piaciuto questo contenuto, iscriviti al mio canale YouTube e resta aggiornato sui mio video, come quelli da cui è tratto questo articolo, che puoi vedere qui e qui.

guarda il mio video Youtube